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venerdì 12 ottobre 2018

LG. Studi clinici sul legame tra Alzheimer e batteri intestinali. Il ruolo dei probiotici

STUDI CLINICI SUL LEGAME TRA ALZHEIMER E BATTERI INTESTINALI 
IL RUOLO DEI PROBIOTICI



Sono ormai numerosissimi gli studi clinici che, attraverso la sperimentazione su persone e animali, mostrano il legame tra  malattia di Alzheimer e un certo tipo di batteri intestinali

Ecco il link alla pagina di PubMed dove sono consultabili 855 studi clinici (traducibili anche in lingua italiana). PubMed è un motore di ricerca gratuito di letteratura scientifica biomedica dal 1949 ad oggi:

https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=alzheimer%20microbiome 

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Riportiamo di seguito, per comodità di consultazione, un breve sunto di tre studi clinici, iniziando con uno studio italiano



Studio italiano svolto presso l'Ospedale Fatebenefratelli di Brescia mostra il legame tra Halzheimer e una peculiare composizione del microbioma intestinale




Una peculiare composizione del microbioma intestinale sembra caratterizzare i meccanismi con cui insorge la malattia di Alzheimer.
Ad affermarlo è uno studio dell’ospedale Fatebenefratelli di Brescia coordinato da Giovanni Frisoni e Annamaria Cattaneo, pubblicato su Neurobiology of Aging.
Secondo quanto emerge dall’indagine, la sovrabbondanza di alcuni ceppi batterici a scapito di altri sarebbe legata alla presenza, nei pazienti affetti da patologie cognitive, di processi infiammatori.
Nelle patologie neurodegenerative si osserva un accumulo di proteine tossiche a livello cerebrale. Nell’Alzheimer sono la proteina beta-amiloide e la proteina tau. Anche se i meccanismi con cui insorgono queste patologie non sono ancora del tutto chiari, sappiamo che l’infiammazione a livello del sistema nervoso centrale svolge un ruolo nella loro patogenesi.
Alcuni studi recenti su modelli animali hanno indicato come possibile causa dell’infiammazione una specifica composizione del microbioma intestinale: alterazioni nella popolazione batterica a livello enterico sono state osservate nella sclerosi multipla e nel Parkinson.
Per verificare l’esistenza di alterazioni simili nei pazienti affetti da Alzheimer, suggerita anche da studi precedenti, i ricercatori di Brescia hanno preso in esame un gruppo ristretto di pazienti anziani e sono stati confrontati con un gruppo di controllo di 40 pazienti con problemi cognitivi, ma privi di placche amiloidi, nonché altri 33 pazienti con danni cognitivi.
Hanno quindi analizzato sei specifici ceppi batterici legati all’infiammazione e monitorato i livelli di citochine pro-infiammatorie o antinfiammatorie a livello ematico.
Rispetto ai pazienti sani, quelli con danni cognitivi da amiloidosi presentano un livello di citochine pro-infiammatorie più alto e una sovrabbondanza di batteri appartenenti alla specie Escherichia/Shigella, con una carenza di Eubacterium rectale. Quest’ultimo svolge una funzione principalmente antinfiammatoria.
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Studio Università di Lund in Svezia
 sul rapporto Alzheimer- batteri intestinali




Un recente studio dell’Università di Lund in Svezia ha dimostrato che la composizione della flora batterica intestinale giochi un ruolo di fondamentale importanza nell’accelerare lo sviluppo della malattia di Alzheimer.
Da tempo la ricerca scientifica ha messo in evidenza come i batteri intestinali abbiano un impatto importante sul benessere del sistema nervoso, attraverso l’interazione tra il sistema immunitario, la mucosa intestinale e la nostra dieta. La composizione della flora intestinale dipende dai batteri che riceviamo alla nascita, dai nostri geni e da ciò che mangiamo.
Studiando topi sani e malati, i ricercatori hanno scoperto che i topi affetti da morbo di Alzheimer hanno una diversa composizione dei batteri intestinali rispetto ai topi che sono sani. I ricercatori hanno anche studiato la malattia di Alzheimer nei topi privi di flora batterica per testare ulteriormente il rapporto tra batteri intestinali e insorgenza della malattia. E’ emerso che i topi privi di batteri intestinali presentavano quantità significativamente minori di placche beta-amiloidi nel cervello. Le placche beta-amiloidi sono molecole di natura proteica che si formano a livello delle strutture sinaptiche in presenza di malattia di Alzheimer.
Per chiarire il legame tra flora intestinale e sviluppo della malattia, i ricercatori hanno trasferito batteri intestinali di topi malati ai topi privi di batteri, e hanno scoperto che i topi in seguito a questo trapianto di flora batterica, hanno sviluppato un maggior numero di placche beta-amiloidi nel cervello.
I risultati di questo studio dimostrano un nesso causale diretto tra batteri intestinali e malattia di Alzheimer.
Sempre più evidenze scientifiche stanno mettendo in luce il ruolo fondamentale svolto dai batteri intestinali nell’insorgenza di malattie di diversa natura. Da tempo è stato dimostrato il loro ruolo nella prevenzione di disturbi intestinali di varia natura (sindrome del colon irritabile, malattie infiammatorie intestinali, eczema, allergie, raffreddori, carie e malattia parodontale solo per citarne alcuni). Secondo queste ricerche farebbero molto di più, sembra che il loro consumo possa migliorare l’apprendimento e la memoria, ridurre l’ansia, la depressione e i disturbi di tipo ossessivo-compulsivo.
I ricercatori della Kashan University of Medical Sciences di Kashan, e della Islamic Azad University di Tehran in Iran hanno presentano i risultati di uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco e controllato, su un totale di 52 uomini e donne con Alzheimer tra 60 e 95 anni di età. La metà dei pazienti ha assunto quotidianamente 200 ml di latte arricchito di quattro batteri probiotici: Lactobacillus acidophilus, L. casei, L. fermentum, Bifidobacterium bifidum (circa 400 miliardi di batteri per specie), mentre l’altra metà ha ricevuto solo latte crudo.
All’inizio e alla fine del periodo sperimentale di 12 settimane, gli scienziati hanno prelevato campioni di sangue per le analisi biochimiche e hanno testato la funzione cognitiva dei soggetti inclusi nello studio.
Il punteggio medio sul questionario è aumentato significativamente nel gruppo trattato con probiotici, ma non nel gruppo che aveva assunto latte crudo. Anche se questo aumento è moderato, e tutti i pazienti sono rimasti con compromissione cognitiva grave, questi risultati sono importanti perché dimostrano per la prima volta che i probiotici possono migliorare la cognizione umana.
Saranno necessari ulteriori studi su un numero maggiore di pazienti e su un lasso temporale più lungo per confermare se gli effetti benefici dei probiotici aumentino con un trattamento più lungo.
Nel sangue dei pazienti di Alzheimer il trattamento con probiotici ha anche ridotto i livelli di trigliceridi, di lipoproteine a densità molto bassa, di proteine C-reattiva e di altri importanti marker tipici dell’infiammazione.
Che fare dunque?
In attesa di ulteriori conferme, può essere utile integrare la propria dieta con cibi ricchi di fibre solubili prebiotiche che hanno il vantaggio di nutrire la flora intestinale benefica.
Ecco alcuni cibi che nutrono la flora intestinale:
L’orzo e l’avena contengono buone quantità di beta-glucani: il beta-glucano è una fibra prebiotica che favorisce la crescita dei batteri buoni nel sistema digerente.
I betaglucani presenti nell’orzo e nell’avena possono inoltre diminuire il colesterolo totale e quello legato alle LDL, contribuire ad abbassare i livelli di glucosio nel sangue, e avere importanti effetti anti-cancro.

- Le patate lessate e poi raffreddate sono uno degli alimenti prediletti dai batteri buoni (le patate devono essere fredde). Si possono utilizzare i soliti condimenti, es: olio, sale, aceto, ecc.
I semi di lino: sono prebiotici. Le fibre dei semi di lino (macinati) sono utili allo sviluppo dei probiotici e a regolarizzare la peristalsi intestinale, riducendo al contempo la quantità dei grassi assorbiti.
Grazie al loro contenuto di composti fenolici, i semi di lino hanno anche proprietà antiossidanti e anticancro, e aiutano a regolare i livelli di zucchero nel sangue.
Il topinanbur (Helianthus tuberosus): conosciuto anche come carciofo di Gerusalemme possiede diversi benefici per la salute umana.
Alcuni studi dimostrano che il topinambur è utile per aumentare lo sviluppo dei batteri buoni nel colon.
Questo tubero contribuisce a rafforzare il sistema immunitario e a prevenire alcuni disturbi metabolici.
Il topinambur è anche ricco di sali minerali come potassio, fosforo, ferro, zinco, selenio, e magnesio. Questi nutrienti promuovono la salute del sistema nervoso e del sistema muscolare.
http://www.cibobuonochefabene.it/news/alzheimer-cura-nei-batteri-intestinali/
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Studio pubblicato dal neurologo David Perlmutter
 sul rapporto Alzheimer- batteri intestinali




Link all' articolo in lingua originale: https://www.drperlmutter.com/reversing-alzheimers-with-probiotics/


Negli ultimi anni ho scritto e tenuto conferenze sul rapporto tra malattia di Alzheimer e cambiamenti nei batteri intestinali. Sappiamo, per esempio, che l'Alzheimer è una condizione infiammatoria. Inoltre, sappiamo che i cambiamenti nei batteri intestinali aumentano l'infiammazione. Quindi sembrava ragionevole ritenere che il danno e la perdita di diversità nei batteri intestinali potessero accelerare la degenerazione cerebrale così caratteristica dell'Alzheimer. Sappiamo, per esempio, che la perdita di diversità negli organismi intestinali misurata nelle popolazioni di vari paesi è correlata all'aumento della prevalenza del morbo di Alzheimer in quei paesi.

 I ricercatori che pubblicano sulla rivista  Frontiers in Aging Neuroscience hanno coinvolto un gruppo di anziani malati di Alzheimer per 12 settimane. Ogni partecipante ha subito un test per la funzione mentale chiamato mini-mental status exam (MMSE), una valutazione cognitiva standardizzata utilizzata in tutto il mondo. Hanno anche subito un esame del sangue chiamato proteina c-reattiva altamente sensibile (hs-CRP), un potente marker di infiammazione. Questi test sono stati poi ripetuti dopo 12 settimane.

Lo studio ha valutato 60 pazienti, metà dei quali hanno ricevuto un placebo, mentre l'altra metà ha assunto un probiotico contenente le specie probiotiche, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei, Bifidobacterium bifidum e Lactobacillus fermentum.

 I risultati dello studio erano sbalorditivi. Il gruppo placebo ha mostrato un aumento di hs-CRP, il marker di infiammazione, di un impressionante 45%. Nel gruppo che assumeva il probiotico, invece, hs-CRP non si limitava a rimanere lo stesso, ma in realtà diminuiva del 18%, indicando una drastica riduzione dell'infiammazione.

 Durante le 12 settimane, i pazienti trattati con placebo hanno continuato a declinare mentalmente, come ci si potrebbe aspettare. Il loro punteggio MMSE è sceso da 8,47 a 8,00, una riduzione sostanziale. Ma il gruppo trattato con probiotici ha dimostrato, non un calo della funzione cerebrale, ma un miglioramento reale, con i punteggi MMSE passati da 8,67 a 10,57. Non solo il loro declino mentale si è interrotto ma ha subito una regressione.

 Il messaggio qui è che l'infiammazione è determinata direttamente dalla salute e dalla diversità dei nostri batteri intestinali, e questo ha importanti implicazioni in termini di salute del cervello, funzionalità e resistenza alle malattie. Riconoscendo che l'infiammazione è il meccanismo alla base non solo del morbo di Alzheimer, ma del morbo di Parkinson, della sclerosi multipla, del diabete, della coronaropatia e persino del cancro significa che i risultati di questo rapporto possono avere ampie implicazioni. 

 Una cosa è certa. Dobbiamo fare tutto il possibile per sostenere la salute e la diversità dei nostri batteri intestinali, e dobbiamo assolutamente stare al passo con questa ricerca emergente.

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