Ecco il link alla pagina di PubMed dove sono consultabili 855 studi clinici (traducibili anche in lingua italiana). PubMed è un motore di ricerca gratuito di letteratura scientifica biomedica dal 1949 ad oggi:
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/?term=alzheimer%20microbiome
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Da tempo la ricerca scientifica ha messo in evidenza come i batteri intestinali abbiano un impatto importante sul benessere del sistema nervoso, attraverso l’interazione tra il sistema immunitario, la mucosa intestinale e la nostra dieta. La composizione della flora intestinale dipende dai batteri che riceviamo alla nascita, dai nostri geni e da ciò che mangiamo.
In attesa di ulteriori conferme, può essere utile integrare la propria dieta con cibi ricchi di fibre solubili prebiotiche che hanno il vantaggio di nutrire la flora intestinale benefica.
I betaglucani presenti nell’orzo e nell’avena possono inoltre diminuire il colesterolo totale e quello legato alle LDL, contribuire ad abbassare i livelli di glucosio nel sangue, e avere importanti effetti anti-cancro.
- Le patate lessate e poi raffreddate sono uno degli alimenti prediletti dai batteri buoni (le patate devono essere fredde). Si possono utilizzare i soliti condimenti, es: olio, sale, aceto, ecc.
Grazie al loro contenuto di composti fenolici, i semi di lino hanno anche proprietà antiossidanti e anticancro, e aiutano a regolare i livelli di zucchero nel sangue.
Alcuni studi dimostrano che il topinambur è utile per aumentare lo sviluppo dei batteri buoni nel colon.
Questo tubero contribuisce a rafforzare il sistema immunitario e a prevenire alcuni disturbi metabolici.
Il topinambur è anche ricco di sali minerali come potassio, fosforo, ferro, zinco, selenio, e magnesio. Questi nutrienti promuovono la salute del sistema nervoso e del sistema muscolare.
Negli ultimi anni ho scritto e tenuto conferenze sul rapporto tra malattia
di Alzheimer e cambiamenti nei batteri intestinali. Sappiamo, per esempio,
che l'Alzheimer è una condizione infiammatoria. Inoltre, sappiamo che i
cambiamenti nei batteri intestinali aumentano l'infiammazione. Quindi
sembrava ragionevole ritenere che il danno e la perdita di diversità nei
batteri intestinali potessero accelerare la degenerazione cerebrale così
caratteristica dell'Alzheimer. Sappiamo, per esempio, che la perdita di diversità
negli organismi intestinali misurata nelle popolazioni di vari paesi è
correlata all'aumento della prevalenza del morbo di Alzheimer in quei paesi.
I ricercatori che pubblicano sulla rivista Frontiers in Aging Neuroscience hanno coinvolto un gruppo di anziani malati di Alzheimer per 12 settimane. Ogni partecipante ha subito un test per la funzione mentale chiamato mini-mental status exam (MMSE), una valutazione cognitiva standardizzata utilizzata in tutto il mondo. Hanno anche subito un esame del sangue chiamato proteina c-reattiva altamente sensibile (hs-CRP), un potente marker di infiammazione. Questi test sono stati poi ripetuti dopo 12 settimane.
Lo studio ha valutato 60 pazienti, metà dei quali hanno ricevuto un placebo, mentre l'altra metà ha assunto un probiotico contenente le specie probiotiche, Lactobacillus acidophilus, Lactobacillus casei, Bifidobacterium bifidum e Lactobacillus fermentum.
I risultati dello studio erano sbalorditivi. Il gruppo placebo ha mostrato un aumento di hs-CRP, il marker di infiammazione, di un impressionante 45%. Nel gruppo che assumeva il probiotico, invece, hs-CRP non si limitava a rimanere lo stesso, ma in realtà diminuiva del 18%, indicando una drastica riduzione dell'infiammazione.
Durante le 12 settimane, i pazienti trattati con placebo hanno continuato a declinare mentalmente, come ci si potrebbe aspettare. Il loro punteggio MMSE è sceso da 8,47 a 8,00, una riduzione sostanziale. Ma il gruppo trattato con probiotici ha dimostrato, non un calo della funzione cerebrale, ma un miglioramento reale, con i punteggi MMSE passati da 8,67 a 10,57. Non solo il loro declino mentale si è interrotto ma ha subito una regressione.
Il messaggio qui è che l'infiammazione è determinata direttamente dalla salute e dalla diversità dei nostri batteri intestinali, e questo ha importanti implicazioni in termini di salute del cervello, funzionalità e resistenza alle malattie. Riconoscendo che l'infiammazione è il meccanismo alla base non solo del morbo di Alzheimer, ma del morbo di Parkinson, della sclerosi multipla, del diabete, della coronaropatia e persino del cancro significa che i risultati di questo rapporto possono avere ampie implicazioni.
Una cosa è certa. Dobbiamo fare tutto il possibile per sostenere la salute e la diversità dei nostri batteri intestinali, e dobbiamo assolutamente stare al passo con questa ricerca emergente.
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