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sabato 19 agosto 2023

L'EFFICACIA DELL'ACIDO ALFA LIPOICO PER L'EMICRANIA

L'EFFICACIA DELL'ACIDO ALFA LIPOICO PER L'EMICRANIA
Studio Clinico randomizzato pubblicato sulla banca dati internazionale biomedica PubMed il 05.07.2021 da Mahnaz Rezaei Kelishadi 1Amirmansour Alavi Naeini 1Gholamreza Askari 1Fariborz Khorvash 2Zahra Heidari 3
L'efficacia dell'acido alfa-lipoico nel migliorare lo stato ossidativo, infiammatorio e dell'umore nelle donne con emicrania episodica in uno studio clinico randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo.

L'acido alfa-lipoico si trova facilmente in vendita sul web (Amazon, e-bay o altri siti specializzati in integratori)

Scopo: L'emicrania è un disturbo neurovascolare comune, che è associato a mal di testa invalidanti da gravi a moderati. Lo stress ossidativo e l'infiammazione potrebbero svolgere un ruolo nella patogenesi dell'emicrania e nei disturbi dell'umore. Considerando le proprietà antiossidanti e antinfiammatorie dell'acido alfa-lipoico (ALA), questo studio è stato progettato per studiare il suo effetto sulle condizioni ossidative, infiammatorie e dell'umore nelle donne con emicrania episodica.

Metodi: In totale, 92 donne con emicrania episodica hanno partecipato allo studio. I pazienti sono stati divisi in modo casuale in due gruppi, ricevendo una capsula da 300 mg di ALA o placebo due volte al giorno per 3 mesi. Per valutare lo stato ossidativo e infiammatorio, i livelli sierici di capacità antiossidante totale (TAC), stato ossidante totale (TOS), glutatione (GSH), malondialdeide (MDA), indice di stress ossidativo (OSI) e proteina C-reattiva (CRP) sono stati determinati all'inizio e alla fine dell'intervento. Un questionario sulla scala di depressione, ansia, stress (DASS-21-items) è stato utilizzato per valutare lo stato dell'umore.

Risultati: Infine, 79 pazienti hanno raggiunto la fase finale di analisi. Alla fine dell'intervento, una significativa diminuzione dei livelli sierici di MDA (differenza media [MD]: -0,83, intervalli di confidenza al 95% (CI): -1,04, -0,62 nmol/mL vs MD: -0,32, CI: -0,48, -0,15 nmol/ml; P < .001) e CRP (MD: -0,78, CI: -1,17, -0,39 mg/L vs MD: -0,63, CI: -1,80, 0,52 mg/L; P < 001,086) è stato osservato nell'ALA rispetto al gruppo placebo, ma le variazioni del GSH sierico (P = 068,225), TAC (P = 404,001), TOS (P = <>,<>) e OSI (P = <>,<>) non sono state statisticamente significative. Inoltre, depressione, ansia e stress (con P < <>,<>, in tutti i casi) erano significativamente diminuiti nell'intervento rispetto al gruppo di controllo.

Conclusione: I risultati di questo studio suggeriscono che l'integrazione di ALA per 3 mesi ha effetti benefici sul miglioramento delle condizioni ossidative, infiammatorie e dell'umore dei pazienti affetti da emicrania episodica.
© 2021 John Wiley & Sons Ltd.

Articoli simili pubblicati su PubMed

REFERENZE

    1. Olesen J. Da ICHD-3 beta a ICHD-3. Cefalalgia. 2016;36:401-402.
    1. Vetvik KG, MacGregor EA. Differenze sessuali nell'epidemiologia, caratteristiche cliniche e fisiopatologia dell'emicrania. Lancet Neurol. 2017;16:76-87.
    1. Goadsby PJ, Evers S. Classificazione internazionale dei disturbi del mal di testa-ICHD-4 alfa. Regno Unito, Londra, Inghilterra: SAGE Publications Sage; 2020.
    1. Xia Y, Wu Q, Wang H, et al. Carico globale, regionale e nazionale della gotta, 1990-2017: un'analisi sistematica del Global Burden of Disease Study. Reumatologia. 2020;59:1529-1538.
    1. Jawed S, Ali W, Yaqoob U, Shah S, Uddin SMM, Haq A. Effetto dell'emicrania sulla produttività dei pazienti in base al punteggio di valutazione della disabilità emicranica: uno studio trasversale. Terapia del dolore. 2019;8:233-238.

giovedì 27 luglio 2023

La causa di tutte le malattie: l'infiammazione cronica (Leaky gut)

Pubblico questo interessantissimo articolo della Dottoressa Sara Achilli che spiega in maniera molto chiara come e perché la maggior parte delle malattie infiammatorie iniziano nell'intestino (LEAKY GUT) e come regolare la risposta infiammatoria attraverso il cibo. 

Link all'articolo nel blog della dottoressa Achilli: https://insciences.io/blog/infiammazionecronica


La causa di tutte le malattie: 

l’infiammazione cronica



Numerosi studi e ricerche hanno dimostrato che l’infiammazione cronica è un fattore comune ricorrente nella maggior parte delle malattie oggi diventate epidemiche.

Dolore cronico, obesità, diabete, malattie cardiache, ictus, emicrania, problemi alla tiroide (come la tiroidite di Hashimoto), deficit dell’attenzione, ADHD, gastrite, dermatiti, Alzheimer, cancro e una lunga lista di patologie presentano – quasi nella totalità dei casi – uno stato infiammatorio non risolto.

Cos’è l’infiammazione e come funziona (in estrema sintesi)

L’infiammazione è una reazione fisiologica del sistema immunitario necessaria per guarire da lesioni o per rimuovere la presenza di microbi patogeni.

La funzione dell’infiammazione è quella di eliminare la causa iniziale della lesione cellulare, eliminare le cellule e i tessuti danneggiati e avviare la riparazione dei tessuti.

L’infiammazione inizia quando il corpo rilascia citochine (molecole proteiche che fungono da segnali di comunicazione fra le cellule del sistema immunitario e diversi organi e tessuti) che agiscono come segnali di emergenza, portando nutrienti, ormoni e cellule immunitarie nel sito della lesione. Per facilitare questo processo, le arterie si dilatano e i capillari diventano più permeabili per consentire alle cellule deputate alla ”riparazione” di accedere all’area lesa. Da lì, le cellule del sistema immunitario fanno il loro lavoro fino a quando il problema non viene risolto.

L’infiammazione cronica

Quando il processo infiammatorio non arriva mai ad una fase conclusiva, quando coesistono per un lungo periodo l’infiammazione attiva, la distruzione tissutale e i tentativi di riparazione, si parla di infiammazione cronica.

Come inizia l’infiammazione: intestino, stress, traumi, cibo

La maggior parte delle malattie infiammatorie inizia nell’intestino con una reazione del sistema immunitario che scatena la risposta infiammatoria. 

L’intestino è costituito da un rivestimento semi-permeabile incredibilmente grande e intricato. Il suo grado di permeabilità fluttua in risposta a una varietà di condizioni chimicamente mediate.

Ad esempio, quando il cortisolo (conosciuto popolarmente come ormone dello stress) è elevato a causa dello stress indotto da una discussione o da un trauma, o introduciamo eccessive quantità di cibo infiammatorio come gli zuccheri o i grassi trans, il rivestimento intestinale diventa subito più permeabile. Anche una postura scorretta, magari sostenuta da fretta e tensione, oltre che un pensiero continuamente focalizzato su temi negativi, favoriscono alla lunga stati infiammatori.  [Se vuoi approfondire questi diversi meccanismi psicosomatici nello specifico e non solo relativamente all’infiammazione, trovi tanti altri articoli e video nel nostro blog.]

Quando il rivestimento intestinale viene ripetutamente danneggiato (stress e conflitti continui, alimentazione scorretta, emozioni disregolate, ecc.), le cellule intestinali diventano incapaci di svolgere correttamente il loro lavoro, non riescono a elaborare e utilizzare i nutrienti e gli enzimi fondamentali per una corretta digestione che viene compromessa.

Difese dell’intestino e del sistema immunitario

Diverse barriere
 contribuiscono alle difese immunitarie.

  1. Una prima barriera è il microbioma intestinale, noto anche come flora batterica, ovvero l’insieme di batteri e microrganismi che vivono nelle mucose di tutto l’organismo e in particolare nel canale digerente e nell’intestino. Il microbioma svolge un ruolo cruciale nella difesa immunitaria producendo una serie di sostanze fondamentali (come ad esempio gli acidi grassi a catena corta) che regolano l’omeostasi e la difesa contro i patogeni.
  2. Una seconda barriera è la mucosa intestinale, un singolo strato di cellule epiteliali che separa il lume intestinale che ospita la flora batterica dall’epitelio intestinale. Il muco è costituito da un gel idratato altamente glicosilato formato da molecole di mucina secrete dalle cellule caliciformi. Il muco impedisce alle particelle di grandi dimensioni di entrare in contatto con lo strato cellulare epiteliale consentendo al contempo il passaggio di piccole molecole.
  3. Una terza barriera è costituita dall’epitelio intestinale, uno strato di cellule epiteliali che rivestono l’intestino che, oltre alla sua funzione protettiva, controlla l’assorbimento dei nutrienti e altre sostanze.

 

Al di sotto di tutti questi strati troviamo il sistema immunitario vero e proprio caratterizzato da una serie di cellule deputate alla difesa dell’organismo.

Quando gli strati che precedono il sistema immunitario vengono danneggiati, qualsiasi sostanza, patogena o non patogena può attraversare la barriera, attivare il sistema immunitario e scatenare la risposta infiammatoria.

In queste condizioni (note come disbiosi o leaky gut) infatti, non solo virus e batteri hanno l’opportunità di passare attraverso l’intestino ma anche molte altre sostanze normalmente ritenute innocue come il glutine, il lattosio, o sostanze prodotte dall’organismo in risposta a stress o traumi (come le catecolamine adrenalina, noradrenalina, dopamina) e scatenare la risposta infiammatoria.

Oggi sappiamo, infatti, che un processo infiammatorio cronico può essere indotto anche da traumi psicologici, dall’ambiente, da stress, o dall’alimentazione.

Man mano che l’intestino viene danneggiato il corpo risponde con un processo infiammatorio che, se non risolto può diventare cronico e nel tempo si può manifestare con una serie di sintomi che possono andare dalle reazioni allergiche a malattie più gravi come il cancro.

Le cause più comuni di infiammazione

Quali sono le cause più comuni di infiammazione? 

I fattori causali legati alla disfunzione intestinale che tipicamente creano l’ambiente favorevole al processo infiammatorio cronico sono:

  • Dieta: alcool, glutine, caseina, alimenti trasformati, zuccheri o carboidrati, fruttosio, cibo industriale, fast food .
  • Farmaci: corticosteroidi, antibiotici, antiacidi ecc.
  • Stress: aumento del cortisolo, aumento delle catecolamine (adrenalina, noradreanalina, dopamina)
  • Disregolazione emotiva e traumi: stesse alterazioni da stress, più sbilanciamento simpatico-parasimpatico, alterazione vagale, brain-networks, ecc.
  • Disregolazione ormonale: ormoni tiroidei, progesterone, estradiolo, testosterone
  • Livello neurologico: trauma cerebrale, ictus ecc.
  • Livello metabolico: ci sono vari meccanismi, in particolare i prodotti finali glicosilati (prodotti finali infiammatori del metabolismo dello zucchero)
  • Alterazione fisica: trauma fisico, lesione tessutale, ecc.
  • Infezioni: come H-Pylori, lievito o proliferazione batterica, infezione virale o parassitaria
  • Fumo di sigaretta
  • Eccesso di alcool
  • Perturbatori endocrini (contenuti, tra l’altro, in detersivi, saponi e altri prodotti di uso comune)

In questo articolo approfondiremo ora gli aspetti alimentari e nutrizionali, trovi numerosi approfondimenti, spiegazioni e suggerimenti pratici sugli aspetti mentali, emotivi e corporei in altri articoli e video o nei corsi online dell’HUB.

 

GLI ALIMENTI PRO-INFIAMMATORI

Certamente oggi l’alimentazione gioca un ruolo centrale nei processi infiammatori cronici.

L’abbondanza di cibo a basso costo e di bassa qualità che troviamo nei supermercati, accessibile a tutti, favorisce certamente molti processi metabolici negativi per l’organismo umano.

Prima di fare l’elenco dei cibi che possono favorire un processo infiammatorio, è bene ricordare che non si parla solo di qualità ma anche di quantità. Infatti, un eccesso di cibo sia in termini di quantità che di frequenza dei pasti non è favorevole per la salute, indipendentemente dalla qualità.

Tra gli alimenti che possono favorire disbiosi, leaky gut e scatenare un processo infiammatorio troviamo:

  • Dolci e bevande zuccherate: alimenti come caramelle, bibite gassate, dolciumi, succhi di frutta, merendine ecc. contengono alte quantità di fruttosio. Il metabolismo del fruttosio produce sottoprodotti tossici per l’organismo, come l’acido urico che porta a infiammazione, danno all’endotelio, ipertensione, gotta ecc.
  • Olii vegetali: Oli da cucina come l’olio di soia, di mais, di girasole, di palma ecc. sono ricchi di omega-6. Una quantità eccessiva di Omega 6 può scatenare la risposta infiammatoria con la produzione di Prostaglandine, Leucotrieni, Trombossani.
  • Grassi trans e cibi fritti: patatine fritte, bastoncini di pesce e anelli di cipolla che troviamo tipicamente al fast food sono spesso cotti in olii vegetali e sono ricchi di grassi trans.
  • Carboidrati raffinati: pane, pasta, pizza, focaccia, cracker, grissini e tutte le farine se in eccesso possono favorire un processo infiammatorio. Inoltre la ricerca ha scoperto che il grano contiene proteine ​​specifiche chiamate inibitori dell’amilasi-tripsina (ATI) che possono scatenare un’infiammazione correlata a malattie croniche come la sclerosi multipla, l’asma e l’artrite reumatoide.
  • Alimenti ricchi di glutammato e aspartame: un consumo eccessivo di glutammato e aspartame favorisce l’infiammazione cronica e tutte le patologie ad essa correlate. Il glutammato inoltre è in grado di sovraeccitare le cellule, causando danni cerebrali a vari livelli e innescando o peggiorando le difficoltà di apprendimento, deficit dell’attenzione, disturbi del sonno ecc. 
  • Alimenti industriali e molto lavorati 
 

Modulare la risposta infiammatoria attraverso il cibo

Cambiare lo stile alimentare può certamente aiutare a superare un processo infiammatorio cronico.

Tuttavia per favorire il cambiamento e il ripristino della fisiologia, non è sufficiente aumentare l’apporto di alcuni alimenti ma è necessario ridurre o limitare i cibi potenzialmente infiammatori.

Quindi sarà utile ridurre o eliminare per il tempo necessario: i carboidrati come la pasta, il pane o la pizza, gli alimenti contenenti fruttosio (bibite, succhi di frutta ecc.), tutti gli oliii vegetali che contengono alte quantità di omega 6, cibi fritti contenenti grassi trans, alimenti ricchi di glutammato e aspartame.

Aumentare l’apporto di cibi ricchi di Omega 3 come il pesce azzurro, la carne di animali allevati al pascolo (che si nutrono prevalentemente di erba o fieno), animali ruspanti o uova di gallina ruspante.

Aumentare l’apporto di grassi di qualità, come il burro, le uova, i pesci grassi come il salmone, i formaggi grassi e stagionati, la panna, il cioccolato fondente, la frutta secca, l'avocado ecc.

Aumentare l’apporto di verdura ricca di fibra che contribuisce al benessere del microbioma intestinale.

 

Dopo un’adeguata preparazione, introdurre periodi di digiuno intermittente molto utili per ridurre i processi infiammatori e favorire il ripristino della fisiologia.

Tutte queste indicazioni possono essere rese ulteriormente più efficaci grazie ad esercizi che regolano lo stato di iperattivazione e iper-eccitabilità, agendo in modo sinergico e sistemico nel ridurre o superare un processo infiammatorio cronico. Un esempio può essere la Tecnica di Respirazione a Cicli Incrociati, che agisce a tutti i livelli per regolare le risposte di stress, ridare benessere e creare fisiologia per corpo e mente, sviluppare auto-controllo in ogni situazione.

In particolare, svolgendo questa tecnica prima dei pasti, permette di rallentare i ritmi, rilassare la mente e anche la muscolatura di tutta la parte alta del corpo. Sarà così possibile mangiare con più calma, assaporare bene il cibo, nutrirsi in stato di fisiologia sia mentale che corporea, creando le condizioni ottimali per digerire e assimilare al meglio il cibo.

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martedì 28 febbraio 2023

Estratto Studio Clinico Pubmed (cap. 5 e 6): Alcune Malattie legate al Leaky Gut. Cause e Ruolo dominante dell'Alimentazione


 ALCUNE MALATTIE COLLEGATE AL LEAKY GUT

CAUSE e RUOLO DOMINANTE DELL'ALIMENTAZIONE


Studio Clinico Controllato pubblicato sulla banca dati internazionale biomedica PubMed il 07.01.2023


In questa pagina sono riportati soltanto due capitoli (5 e 6) dello Studio Clinico: "Leaky gut and the ingredients that help to treat it" (Leaky gut e gli elementi che aiutano a trattarlo)

5. Malattie legate all'alterazione della permeabilità intestinale 

6. Fattori che influenzano la permeabilità intestinale


Link allo Studio clinico completo in lingua originaleLeaky Gut and the Ingredients That Help Treat It: A Review - PubMed (nih.gov)


Autori: Ricardo Santos Aleman, Marvin Moncada, and Kayanush J. Aryana




5. Malattie legate all'alterazione della permeabilità intestinale

5.1. Malattia infiammatoria intestinale

La malattia infiammatoria intestinale (IBD) coinvolge diverse malattie croniche remittenti, di cui la malattia di Crohn (CD) e la colite ulcerosa (CU) sono probabilmente le più comuni. Le due differiscono principalmente in base all'area dell'intestino che interessano: la prima può comparire in tutto il tratto gastrointestinale, sebbene colpisca principalmente l'ileo e il cieco, la seconda appare principalmente nel colon e nel retto [44]. Sebbene l'eziologia dell'IBD sia sconosciuta, un elevato livello di infiammazione intestinale è associato ad un'alterazione delle giunzioni strette. Inoltre, è stato osservato che i pazienti hanno una maggiore permeabilità intestinale rispetto ai soggetti sani [21]. Da un lato, la CU attiva è associata a una diminuzione di claudin-1, claudin-4, claudin-7 e occludina e un aumento di claudin-2. Il CD è associato a una diminuzione di claudin-3, claudin-5 e claudin-8, nonché a una maggiore espressione di claudin-2 [45]. Per tutti questi motivi, la disfunzione della barriera nei pazienti con queste malattie è correlata alle risposte infiammatorie e all'alterazione del TJ [23].

5.2. Sindrome dell'intestino irritabile e altri disturbi intestinali

La sindrome dell'intestino irritabile (IBS) è un disturbo digestivo funzionale caratterizzato da frequenti dolori addominali correlati a cambiamenti nella frequenza e nella formazione delle azioni intestinali [44]. La permeabilità intestinale è stata anche associata alla patogenesi dell'IBS. In particolare, i pazienti con IBS hanno mostrato livelli più bassi della proteina zonula occludens (ZO)-1 e dell'occludina nel tessuto intestinale. Hanno studiato la produzione di citochine nelle PBMC delle cellule mononucleate del sangue periferico e questi pazienti (in particolare quelli con diarrea) hanno mostrato elevati livelli basali di TNF-α, IL-1β e IL-6 nel siero [4].

Come abbiamo già indicato, varie malattie sono state correlate alla disbiosi del microbiota intestinale, alla traslocazione microbica e alla disfunzione della funzione di barriera dell'intestino. Tra questi, possiamo evidenziare l'obesità, l'insufficienza cardiaca cronica, il morbo di Alzheimer, il cancro, il diabete e le malattie autoimmuni. La funzione del nostro sistema immunitario è quella di difenderci dalle infezioni e da altre malattie. Tuttavia, nei disordini immunitari, il nostro corpo diventa l'aggressore e attacca le cellule del corpo, causando danni [46]. Il diabete di tipo 1 e la celiachia sono esempi di malattie autoimmuni che verranno discusse ulteriormente.

5.3. Obesità

L'obesità è una malattia cronica distinta per una sovrabbondanza di tessuto adiposo nel corpo. Secondo l'OMS (Organizzazione mondiale della sanità), l'obesità è definita quando l'IMC (indice di massa corporea) è uguale o maggiore di 30 kg/m2 [47]. L'obesità è stata associata ad una maggiore permeabilità intestinale. Nei modelli di topo geneticamente obesi, vi è un aumento della permeabilità intestinale e delle endotossine plasmatiche e delle citochine proinfiammatorie, come l'interleuchina una beta (IL-1β), l'interleuchina-6 (IL-6), l'interferone-gamma (INFγ) e la negrosi tumorale Fattore (TNF-α), rispetto ai topi di tipo selvaggio. D'altra parte, l'obesità indotta da una dieta ricca di grassi (obesità indotta dalla dieta, Dio) è legata ai cambiamenti nella popolazione di batteri intestinali correlati all'infiammazione e all'aumento della permeabilità intestinale a causa della riduzione dell'espressione genica legata ai TJ, compresa ZO-1 e occludina. Tutto ciò indica che l'infiammazione indotta dall'obesità può essere associata a cambiamenti nell'integrità delle giunzioni strette e del microbiota intestinale [48,49].

5.4. Nash e Nafld

La malattia epatica grassa non alcolica (NAFLD) è una malattia epatica causata da un eccessivo accumulo di grassi all'interno delle cellule epatiche, non principalmente causata dal consumo di alcol. D'altra parte, nella steatoepatite non alcolica (NASH), il paziente, oltre al grasso, può presentare altre alterazioni del fegato, come infiammazione e cicatrici [50]. I cambiamenti nella composizione del microbiota intestinale nei pazienti NAFLD hanno aumentato LPS nel plasma circolante, innescando successivamente l'infiammazione [51]. Queste LPS plasmatiche e citochine proinfiammatorie aumentano contemporaneamente la permeabilità intestinale [51]. L'aumento della permeabilità nei pazienti NAFLD è principalmente causata dalla traslocazione di ZO-1 nella cripta e dalla crescita eccessiva batterica nell'intestino tenue. In generale, Nash e NAFLD sono altamente associati all'integrità di TJ compromessa [23].

5.5. Malattia cardiaca cronica

L'insufficienza cardiaca è l'incapacità del cuore di pompare abbastanza sangue al corpo, quindi non può fornire l'ossigeno e i nutrienti necessari al resto del corpo. L'insufficienza cardiaca cronica è la più comune e si sviluppa gradualmente per mesi o anni [52]. I pazienti con insufficienza cardiaca cronica hanno mostrato un aumento del 35% della permeabilità all'intestino tenue con il test di lattulosio/mannitolo e un aumento del 210% della grande permeabilità intestinale con il test di saccalosio. Questi aumenti della permeabilità sono stati associati alla gravità della malattia, alla congestione del sangue venoso e alla proteina sierica C-reattiva (CRP). Inoltre, sono stati trovati alti livelli di endotossine e citochine infiammatorie come TNF e STNF-R1. Uno studio del microbiota intestinale in tali pazienti ha dimostrato di avere enormi quantità di batteri patogeni come Campylobacter, Salmonella e Candida rispetto ai soggetti sani. Tutto ciò indica che un'alterazione della funzione barriera nei pazienti con CHF può indurre traslocazioni di batteri e innescare la generazione di citochine, contribuendo così a un deterioramento della funzione cardiaca [53].

5.6. Celiachia

La celiachia è una malattia di origine autoimmune con una componente ereditaria causata dall'ingestione di cereali che contengono glutine. Dopo l'ingestione di glutine nei pazienti celiaci, la gliadina, una glicoproteina presente nei cereali, attraversa l'epitelio e raggiunge i macrofagi della sottomucosa intestinale, dove viene avviata una risposta da parte di molecole proinfiammatorie che riconoscono la proteina come agente citotossico e provocano infiammazione intestinale e aumento della permeabilità [54]. Questa risposta può causare alterazioni strutturali nei TJ. È stato dimostrato che l'aumento della permeabilità intestinale è dovuto ad un aumento della proteina zonulina, che modula le giunzioni strette e la permeabilità paracellulare. Sebbene il glutine possa innescare il rilascio di zonulina sia nei soggetti sani che nei celiaci, la quantità di zonulina prodotta è molto più elevata in questi ultimi. La celiachia aumenta la permeabilità intestinale e, di conseguenza, induce una riorganizzazione del citoscheletro attraverso la PKC e la rottura dell'integrità delle giunzioni strette [55].

5.7. Diabete mellito di tipo 1

Il diabete mellito è una malattia cronica causata dall'incapacità dell'organismo di sintetizzare l'insulina o dalla comparsa di insulino-resistenza. Il diabete di tipo 1 è caratterizzato da una risposta autoimmune contro le cellule β pancreatiche dell'ospite, che porta a una produzione insufficiente di insulina [56]. Alcuni studi indicano che potrebbe esserci una relazione tra la disfunzione della barriera intestinale e il diabete mellito di tipo 1. In primo luogo, gli studi sull'uomo con diabete mellito di tipo 1 mostrano una ridotta funzione della barriera intestinale, anche prima dell'inizio della malattia, e un aumento della permeabilità intestinale dovuto alla produzione di zonulina. D'altra parte, studi recenti indicano che la traslocazione microbica contribuisce allo sviluppo del diabete di tipo 1. Insieme, i risultati suggeriscono un ruolo essenziale della permeabilità intestinale nella progressione del diabete di tipo 1 [57].


6. Fattori che influenzano la permeabilità intestinale

6.1. Disbiosi

Le interazioni dinamiche tra il microbiota intestinale e il sistema immunitario sono significative per il mantenimento dell'omeostasi intestinale e l'inibizione dell'infiammazione, nonché per comprendere l'importanza della disbiosi [58]. Sono state attribuite al microbiota diverse funzioni legate alla regolazione della permeabilità intestinale, tra cui il controllo della proliferazione di batteri patogeni, la stimolazione del sistema immunitario, la produzione di acidi grassi a catena corta, che modulano il sistema immunitario dell'ospite e fungono da fonte di carbonio per i colonociti e per la fermentazione di amminoacidi e glucosaccaridi [59].

Lo squilibrio nel microbiota intestinale altera le giunzioni intercellulari strette (TJ) che consentono l'accesso a patogeni e tossine (lipopolisaccaridi batterici, LPS). Inoltre, induce la stimolazione del tessuto linfatico associato alla mucosa (MALT) con l'attivazione della cascata infiammatoria (leucociti, citochine e TNF-α), l'instaurazione di un processo infiammatorio cronico e, di conseguenza, un massiccio danno tissutale [60].

Tra le migliaia di specie batteriche identificate nell'intestino umano sano, il 90% appartiene a Proteobacteria, Firmicutes, Actinobacteria e Bacteroidetes. Un microbiota disbiotico può essere prodotto dall'aumento di agenti patogeni come Proteobacteria phylum, Escherichia, Vibrio, Yersinia, Helicobacter e Salmonella e dalla diminuzione di commensali come Clostridium gruppo IV e XIVa, Bacteroides, Bifidobacterium o Faecalibacterium prausnitzii [61]. La composizione del microbiota cambia continuamente nel corso della vita e molti fattori ne influenzano la composizione. Pertanto, varia principalmente in base a fattori quali dieta, età, geni, droghe ingerite e stress ambientale, fisico e psicologico [49].

6.2. Infezioni

Le infezioni possono anche svolgere un ruolo nel distruggere la barriera intestinale. Ad esempio, l'Helicobacter pylori infetta lo stomaco umano. È noto che questo batterio aumenta la permeabilità intestinale a causa della ridistribuzione della proteina ZO-1 dal TJ [62]. Inoltre, è stato scoperto che i batteriofagi, che generalmente non erano considerati patogeni dei mammiferi, possono avere un certo impatto sulla permeabilità intestinale [57]. L'effetto patologico di questi batteriofagi si è manifestato con un aumento della permeabilità intestinale e la traslocazione di componenti e prodotti batterici. La traslocazione di Bliss è considerata tra i principali fattori scatenanti di varie malattie polietiologiche associate a infiammazione cronica e permeabilità intestinale. Tuttavia, a causa della possibile associazione di batteriofagi con permeabilità intestinale, può essere causata da fagi presenti nel microambiente intestinale a cui gli esseri umani sono continuamente esposti. L'infezione del microbiota da batteriofagi rappresenta un nuovo gruppo di malattie virali nei mammiferi. Anche così, dovrebbero essere condotti ulteriori studi per confermare l'effetto dei batteriofagi sul microbiota intestinale e valutare le sue implicazioni nelle diverse patologie umane [63].

6.3. Antibiotici e farmaci

Il microbiota intestinale può anche essere influenzato da antibiotici o altri farmaci. Uno studio sugli effetti degli antibiotici con diverse modalità di azione sulla composizione del microbiota umano ha mostrato che il trattamento antibiotico potrebbe aumentare o diminuire alcune specie del microbiota intestinale [64]. I macrolidi sono tra gli antibiotici più utilizzati nei bambini e negli adulti. È stato dimostrato che il consumo di antibiotici, per un tempo prolungato, nei bambini ha portato ad un'alterazione del microbiota intestinale, che ha ridotto gli Actinobacteria e aumentato i Bacteroides e i Proteobacteria. D'altra parte, la claritromicina, il primo antibiotico utilizzato per eradicare Helicobacter pylori, ha mostrato una diminuzione di actinobatteri e firmicutes, con un aumento di Bacteroides e Proteobacteria dopo l'eradicazione di H. pylori. Alcuni studi hanno dimostrato che la vancomicina ha ridotto la diversità del microbiota fecale a causa della riduzione dei Firmicutes e dell'aumento dei Proteobatteri. È stato riscontrato che la ciprofloxacina riduce i Firmicutes e gli Actinobacteria (in particolare i Bifidobacterium) e aumenta i Bacteroides, mentre la clindamicina riduce i Lactobacillus e le Bifidobacteriaceae [65]. Inoltre, altri farmaci come i farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS), l'aspirina o il paracetamolo danneggiano la mucosa gastrica e intestinale e sono associati a complicanze gastrointestinali. I pazienti che fanno uso a lungo termine di questi farmaci possono mostrare una diminuzione della capacità di assorbimento e un possibile aumento della permeabilità intestinale [66].

6.4. Alcol

Studi sugli animali hanno dimostrato che l'alcol potrebbe causare un aumento della permeabilità intestinale, a seconda della dose e del tempo di somministrazione dell'alcol, e una diminuzione dell'idrofobicità della superficie della mucosa (un marker fisiologico della funzione di barriera della mucosa) associata ad un aumento dei livelli di acidi grassi liberi nelle il lume intestinale. Questi risultati suggeriscono che l'alcol può causare la perdita della funzione di barriera intestinale estraendo e dissolvendo i lipidi della mucosa intestinale con una conseguente diminuzione dell'idrofobicità della superficie della mucosa, che è una componente critica della funzione di barriera intestinale [67]. Gli studi sull'uomo supportano l'inibizione dei batteri benefici e la disbiosi prodotta dopo un elevato consumo di alcol. È stato dimostrato che il consumo di alcol altera la composizione del microbiota associato alla mucosa nelle biopsie del colon sigmoideo [68].

6.5. Stress

In determinate occasioni, lo stress può influenzare lo sviluppo della barriera intestinale ed essere associato ad una maggiore permeabilità intestinale [69]. Un esempio di questo tipo di stress sono le ustioni e il consumo di alcol, a cui abbiamo fatto riferimento nella sezione precedente. La lesione da ustione, mediata dall'attività della chinasi della catena leggera della miosina (MLC), si traduce in un aumento della permeabilità intestinale. Inoltre, la fosforilazione di MLC o l'attivazione di altre chinasi innesca l'apertura delle proteine TJ (incluse ZO-1 e claudin-1), che può essere invertita aggiungendo un inibitore della fosforilazione di MLC [57]. Gli effetti dello stress sulla permeabilità intestinale non sono semplici e possono coinvolgere il cervello, oltre che l'intestino. Il fattore di rilascio della corticotropina (CRF) ei suoi recettori (CRFR1 e CRFR2) svolgono un ruolo chiave nella disfunzione della permeabilità nell'intestino indotto dallo stress. In risposta a un fattore di stress acuto, la permeabilità paracellulare è associata a ipersensibilità viscerale. A sua volta, lo stress nei primi anni di vita aumenta il corticosterone plasmatico nei cuccioli di ratto. È associato ad un aumento della permeabilità intestinale e alla traslocazione batterica nel fegato e nella milza, con un effetto predominante nel colon [70]. Gli studi sull'uomo confermano anche che lo stress acuto può influenzare la permeabilità intestinale [70]. 

Un fattore di stress come parlare in pubblico produce un aumento della permeabilità intestinale con un aumento dei livelli di cortisolo. Un altro fattore di stress, il dolore dovuto al freddo, produce una maggiore permeabilità all'albumina, anche se si riscontra solo nelle donne [70]. Il fattore stress è rilevante anche nel periodo prenatale poiché i bambini di madri con stress elevato hanno riportato alte concentrazioni di cortisolo salivare durante la gravidanza e hanno avuto un'abbondanza relativa significativamente più alta di Proteobatteri e un'abbondanza relativa di batteri dell'acido lattico minori (Lactobacillus, Lactococcus, Aerococcus, e bifidobatteri). Allo stesso modo, i bambini con una composizione alterata del microbiota hanno mostrato una maggiore incidenza di sintomi gastrointestinali e reazioni allergiche nei bambini, evidenziando le conseguenze funzionali di schemi di colonizzazione aberranti nei primi anni di vita [70].

6.6 Alimentazione

La dieta influenza fortemente la composizione microbica e le funzioni dell'intestino. La dieta ha un ruolo dominante nella configurazione del microbiota intestinale poiché i componenti della dieta possono alterare significativamente le funzioni gastrointestinali, compromettendo l'integrità della barriera intestinale [71]. 

Il consumo di carboidrati e lipidi può influenzare la permeabilità intestinale, portando alla sindrome dell'intestino permeabile [7]. Inoltre, le diverse abitudini alimentari nei diversi paesi si riflettono nei tassi di incidenza delle malattie intestinali. I casi di iperpermeabilità intestinale tendono a localizzarsi in paesi di cultura occidentale, dove predomina una dieta ricca di grassi e carboidrati raffinati [72]. I carboidrati e i liquidi inducono l'infiammazione cellulare attraverso la disbiosi intestinale e influenzano sia il metabolismo del tratto gastrointestinale dell'ospite che l'omeostasi immunitaria [73]. Gli acidi grassi a catena lunga sono componenti critici delle cellule viventi e hanno dimostrato di influenzare la permeabilità intestinale a causa dell'alterazione dei TJ e dell'acetilazione degli istoni. Diversi studi hanno dimostrato che il fruttosio, il glucosio e il saccarosio sono implicati nell'aumento della permeabilità intestinale e nella disfunzione delle TJ [7].

D'altra parte, alcuni carboidrati, come i galattooligosaccaridi, possono supportare la crescita di batteri benefici e la fibra alimentare ha dimostrato di influenzare positivamente la permeabilità intestinale [7]. La fibra alimentare viene digerita da enzimi e microrganismi che fermentano acidi grassi a catena corta come butirrato e propionato, che sono fattori chiave nella protezione dell'intestino [73]. Inoltre, gli additivi alimentari sono stati correlati alla sindrome dell'intestino permeabile. Una recente rassegna descrive la capacità degli additivi di aumentare la permeabilità intestinale interferendo con i TJ, favorendo il passaggio di antigeni immunogeni all'organismo [74]. Una dieta potenzialmente benefica si concentrerebbe sull'evitare prodotti come frutta ricca di fruttosio, additivi alimentari e oli che contengono ALA e GLA. D'altra parte, i pazienti con LGS dovrebbero consumare una maggiore quantità di fibre alimentari e meno zuccheri e grassi (Figura 5) [7].


Figura 5 - Effetto di vari componenti della dieta sulla permeabilità dell'epitelio intestinale.
Le componenti che diminuiscono la permeabilità intestinale compaiono nella parte superiore della figura e quelle che la aumentano nella parte inferiore della figura.